Back to Sussurri nell'Antro

Share this post

Omaggio ad Alfredo Castelli ed alla ‘Cultura Alternativa’

«Una terra immensamente grande… Molte città completamente nobili e buone …» dove sorgono «grandi montagne d’oro che le formiche mantengono con diligenza piene. E queste formiche sono grandi come cani, così che nessun uomo osa venire a queste montagne perché le formiche lo assalirebbero e lo divorerebbero subito, così che nessun uomo posso prendere di quell’oro se non con grande furberia». Queste sono solo alcune delle fantastiche caratteristiche del misterioso “Regno del prete Gianni”, descritte in un romanzo del XIV secolo, The Voyage and Travayle of Sir John Maundeville (titolo italiano: John Mandeville, Viaggi, il Saggiatore) che raccontava i vioggi di un immaginario esploratore inglese. La leggenda del “Regno di Prete Gianni” si era diffusa circa due secoli prima. Nel 1165 un misterioso personaggio che si firmava con questo nome aveva inviato una lettera all’imperatore bizantino Manuele. Prete Gianni offriva i suoi servigi all’imperatore e al papa, e descriveva il suo “regno cristiano al di là del mare”, raffigurandone le meraviglie.
Raggiungerlo non era certo impresa da poco. A difenderlo, insieme alle formiche giganti, c’erano «uomini selvaggi orrendi a vedersi» perché «hanno le corna e non parlano, ma grugniscono come maiali»: poi dei “malvagi pigmei”; indi una razza «che si nutre di carne umane» e «mangia amici e parenti appena questi passano a miglior vita».
Il regno si estendeva “dalle Indie alla Babilonia”; e la potenza di Prete Gianni era dimostrata dal fatto che ben settantadue re gli rendevano omaggio. Il numero dei suoi soldati era incalcolabile (decine e decine di corpi, ciascuno composto da 10.000 cavalieri e 100.000 fanti). Allrettanto incalcolabili erano le sue ricchezze, ogni giorno 30.000 persone mangiavano alla sua tavola, ricavata da smeraldi giganteschi. Alla sua destra stavano dodici arcivescovi; alla sua sinistra venti vescovi. Prete Gianni sedeva su un trono di zaffiri; i suoi abiti erano fatti di pelle di salamandra, e per pulirli bastavo gettarli nel fuoco. Attorno a lui volavano draghi bordati come destrieri, montati da cavalieri in sfarzose armature.
Benché il suo regno fosse contraddistinto dallo “purezza morale dei sudditi”, Prete Gianni preferiva stare sulle difensive, e si serviva di uno speciale specchio che gli permetteva di distinguere i buoni dai malvagi.

Con ogni probabilità l’origine della leggenda risale al Vescovo Ugo di Gebal (l’odierno Libano). Intorno al 1145 molti cristiani di origine nestoriana (cioè eretici i quali ritenevano che Cristo avesse due distinte personalità, una divina ed una umana) si erano uniti alle orde del conquistatore mongolo Yeh-Lu Ta-Shih, e il vescovo fece in modo, per evidenti motivi di propaganda, di presentare i conquistatori come cristiani. Della famosa lettera all’imperatore Manuele che contribuì materialmente alla diffusione della leggenda esistono ancora moltissime copie “autentiche” (una si trova al British Museum). Per ragioni non del lutto chiare qualcuno aveva voluto creare e rafforzare l’Illusione dell’esistenza di questo mitico regno orientale. Di Prete Gianni non si parlò più fino al 1221, quando il vescovo di Acri srisse al papa che un re indiano chiamato David (probabilmente si trattava di Gengis Khan) veniva considerato un pronipote del fantomatico monarca. A rendere ancor più complessa la faccenda contribuì anche Marco Polo, il quale asserì che Ung Kahn (il capo mongolo della provincia che stava traversando, da lui incontrato verso la fine del XIII secolo). altri non era che Prete Gianni.
Nel XIV secolo le ipotesi sulla collocazione del misterioso regno della Cina si spostarono in Abissinia; studiosi contemporanei asseriscono, invece, che Gianni f0sse la latinizzazione di “Zan”, titolo regale Etiopico. L’Etiopia è cristiana fin dal IV secolo. e il suo ultimo imperatore. Ailé Selassié, asseriva che lo sua stirpe discendeva da Salomone e dalla Regina di Sabo, e che l'”Arco dell’Alleanza” (vedere la voce corrispondente) faceva parte del tesoro imperiale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to Sussurri nell'Antro