Omaggio ad Alfredo Castelli ed alla ‘Cultura Alternativa’
“Il Giardino dell’Eden non era in Asia, ma in un continente ora sommerso nell’Oceano Pacifico. La storia biblica della creazione – l’epica narrazione dei sette giorni e delle sette notti – non nacque tra le genti del Nilo e della valle dell’Eufrate, ma a Mu, lo Madreterra dell’Uomo. Queste mie affermazioni trovano riscontro nelle complesse testimonianze che scopersi sia sulle dimenticale tavole sacre in India. sia sui documenti di altri paesi”.
A parlare è James Churchward, autore, nel 1920. del best seller Mu, il Continente perduto. Churchward asseriva di aver scoperto la biblioteca segreto dei Naacal, “una comunità religiosa mandata da Mu nelle colonie per insegnare le sacre scritture, le religioni, le scienze”. Dove si trovi questa fondamentale biblioteca, Churchward omette di dirlo: sta di fatto che, decifrando migliaia di criptici segni incisi su tavolette d’argilla. egli ebbe modo di apprendere la storia segreta dei primi abitanti del mondo. Mu occupava un territorio delimitato dalle attuali isole Fiji, dalle Marianne, dalle Haway e dall’IsoIa di Pasqua (vedere la voce corrispondente); era abitata da sessantaquattro milioni di persone e estendeva il proprio dominio su tutto il mondo ivi compresa Atlantide. Era popolata da molte razze, su cui predominava quella bianca. Dodicimila anni fa (all’incirca alla stessa epoca della distruzione di Atlantide) venne sommersa da un gigantesco maremoto, e finì inghiottita dalle acque del Pacifico.
Una storia che, come si vede, non si discosta molto da quella di Atlantide, anche se la sua origine è molto più recente. A ipotizzare l’esistenza di un altro continente perduto fu uno zoologo inglese del diciannovesimo secolo, Philip L. Sclater, che avevo rilevato alcune analogie nell’evoluzione biologica e ambientole delle coste dell’Africa, dell’India e della Malesia. Esso avrebbe dovuto trovarsi nell’Oceano Indiano; Sclater lo aveva battezzato Lemuria perché tra le specie animali comuni a questi tre territori c’erano, appunto, le proscimmie chiamate lemuri. Non era un’ipotesi del tutto campata in aria: ancor oggi i geologi chiamano con questo nome un continente o un subcontinente che potrebbe aver unito l’Africa all’Asia nel periodo Giurassico (da 180 a 130 milioni di anni fa).
Non c’è do stupirsi se, nel romantico clima ottocentesco, l’ipotesi dell’esistenza di un nuovo continente scomparso incontrò subito grande successo. Nel 1888 Madame Blavatsky, fondatrice di un gruppo esoterico chiamato “Società Teosofica”, scrisse che Lemuria si trovava nel Pacifico, e vi aveva dimorato la terza delle sei razze che (almeno secoodo lei) avevano popolato la terra; anche lei aveva appreso queste informozioni da una biblioteca segreta. Lo scozzese Lewis Spence riprese il discorso affermando che la razza dominante di Lemuria era quella bianca, secondo le teorie razziali in voga al momento; Churchward popolarizzò ulteriormente l’intera faccenda e diede a Lemuria il nome definitivo di Mu.
Cosa leggere su Mu
Il Mito di Atlantide e i continenti scomparsi, di L. Sprague de Camp
(Fanucci)
Mu, il continente perduto, di James Churchward
(SugarCo)
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