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Omaggio ad Alfredo Castelli ed alla ‘Cultura Alternativa’

L’altopiano di Nazca, in Perù, presenta una peculiare caratteristica. Se lo percorrete a piedi o in macchina sembro un luogo del tutto normale, arido, caldo, desertico come altri territori di quella zona. Se, invece, lo sorvolate a qualche centinaio di metri d’altezza, scoprirete che è costellato da disegni, i quali, da terra, sembrano soltanto tracce di vecchi sentieri o avvallamenti naturali del terreno. Proprio per questo la più colossale opera d’arte del mondo è stata scoperta solo in tempi recentissimi. Nel 1939 una flottiglia aerea sorvolò per la primo volta quel territorio desertico; i piloti avvistarono le curiose “linee” e avvertirono il dipartimento archeologico. Dapprima si pensò a un sistema di irrigazione; poi ci si rese conto che esse rappresentavano delle figure.

Migliaia di anni fa. dunque, la misterioso tribù dei Nazca si è presa la briga di realizzare un’opera titanica (i disegni sono parecchie decine, di cui alcuni estremamente complicati), pur sapendo di non poterla mai contemplare. Perché? Gli “accademici” hanno inventato una spiegazione cosi fantasiosa cne risulta ancora più insulsa della cosiddetta “ipotesi extraterrestre” (vedere la voce corrispondente): i Nazca sarebbero riusciti a tessere un particolare tipo di tela talmente sottile e compatta da poter essere riempita di aria calda come i “palloni” delle mongoIfiere. A bordo di questi rudimentali aggeggi, portandosi appresso il fuocherello per mantenere la quota, avrebbero svolazzato sull’altopiano per dirigere i lavori e contemplarli.
C’è da chiedersi se facessero anche pagare il biglietto per lo spettacolo.

No, questa teoria è decisamente inverosimile. Meglio liquidare il caso parlando di “immagini votive realizzate in favore della divinità” (il Sole), oppure, molto più onestamente, schedario come insoluto, in attesa che altri ritrovamenti gettino nuova luce sul mistero.


Cosa leggere sulle “linee di Nazca”

Le piste di Nazca, di Simone Waisbard
(Sugar)

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