Omaggio ad Alfredo Castelli ed alla ‘Cultura Alternativa’
«Era l’anno 600 della vita di Noé, al diciassette del secondo mese: in quel giorno tutte le fonti del grande abisso si scatenarono, e le cateratte del cielo si aprirono, e la pioggia cadde sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti».
È un racconto che tutti conosciamo: si tratta, inatti, del diluvio descritto dalla Bibbia nel Libro della Genesi. Ma cos’è accaduto realmente? Si è verificato davvero un “Diluvio Universale”? E quando?
Il libro dello Genesi è stato scritto intorno al 900 a.C. e rielaborato quattro secoli più tardi, ma il catastrofico avvenimento a cui si riferisce ero accaduto molto tempo prima, in una dala (“l’anno 600 della vita di Noé”) molto difficile da collocare storicamente.
Alcuni studiosi ritengono che il diluvio descritto nella Bibbia sia una colossale inondazione avvenuta in Mesopotomia, tra i fiumi Tigri ed Eufrate, intorno (forse) al terzo millennio avanti Cristo. E, a riprova, citano un altro “libro sacro” composto in quelle zone: Epos di Gilgamesh, il poema epico dei Sumeri e degli Assiro-Babilonesi conservato nella biblioteca del re Assurbanipal.
Uno dei protagonisti dell'”Epos” si chiama Ut Napishtim. Come Noé, aveva caricato su un vascello “il seme della vita”, e, alla fine del diluvio, avevo ripopolato il mondo.
Tutto concorderebbe perfettamente se i miti sul diluvio universale fossero circoscritti alla sola zona mesopotamica. Ma come si spiega il fatto che tutti i popoli del mondo, anche quelli più lontani tra loro, conservano nelle toro tradizioni il ricordo di quello spaventoso cataclisma?
Esistono, infatti, più di duecento leggende su questo remoto avvenimento. Ne parlano, oltre a Ebrei, Assiro-Babilonesi e Sumeri, anche i Greci (i sopravvissuti sono Deucalione e Pirra), il libro indiano Mabaharata (il Noé locale si chiama Manu e viene salvato da un pescel, i Puranas (un altro libro indiano in cui Noé si chiama Satyrawata), i Persiani (il loro Noé si chiama Yma), i gallesi (si salva la coppia Dwyfan e Dwyfach), il poema epico norvegese Edda (si salvano Bergalmer e suo moglie), le leggende irlandesi (la regina Cesair), i Cinesi (Fa Li e sua moglie), gli Aztechi (Teocipacti, sua moglie, i figli e gli animali), i Chibcha dello Colombia (Bochica e sua moglie), e poi i Maya, i Toltechi, i Guarany del Paraguay, gli Incas del Perù, gli indiani Tuscarora, Uroni, Mandal, Sioux e Hopi del Nordamerica, gli Esquimesi e persino gli Australiani.
Apparentemente. dunque, un grande diluvio devastò la terra in tempi remoti; pochi rappresentanti dei vari popoli si salvarono per mezzo di barche (oppure nascondendosi in profonde grotte) e, cessata l’inondazione, ricostruirono da zero una nuova civiltà.
Quali couse possono aver scatenato uno simile catastrofe? Gli “evoluzionisti” (ovvero gli studiosi che ritengono che tutte le modificazioni del nostro pianeta si siano compiute per gradi e senza scosse) sono propensi o credere che sia stata causata dallo scioglimento dei ghiacci avvenuto Iro il 10.000 e l’8,000 a.C. a seguito della fine di una grande glaciazione. I “catastrofisti” (i quali sostengono. invece, che certe modificazioni sono avvenute per cause esterne alla “normale” evoluzione) ritengono che il “Diluvio” sia stato causato da gigantesche maree provocate dall’assestamento dell’orbita di Venere, oppure dalla collisione di un asteroide con lo Terra. Questo avrebbe causoto un’esplosione tanto potente da modificare l’inclinazione dell’asse terrestre e, di conseguenza, l’intero assetto climatico e stagionale.
E c’è, naturalmente, chi associa questo grande disastro alla “scomparsa” di Atlantide, il misterioso continente che diecimila anni fa sarebbe stalo, appunto, inghiottito dalle acque provenienti “dalle fonti del gronde abisso” e “dalle cateratte del cielo”. (Vedere la voce Atlantide).
Nella tradizione occidentale, al Diluvio viene sempre associata l’immagine dell’Arca di Noé. Secondo lo Bibbia essa sarebbe approdata sul monte Ararat, in Turchia (nelle altre tradizioni i punii d’approdo sono, ovviamente, differenti). La ricerca della “prova storica” della narrazione biblica ho occupato per un paio di secoli decine di spiriti ardimentosi. Nel 1829, un medico tedesco, il dottor Friedrich W. Parrot, compì la prima ascensione documentata sull’Ararat e visitò tra l’altro il monastero di Echmiadzin, dove i “Pope” ortodossi venerano una “croce costruita col legno dell’Arca”. Altre spedizioni senza successo furono effettuate nel 1835 (Karl Behrens, nel 1845 Ihermann Von Abich), nel 1846 (Danby Seymour), nel 1850 (colonnello Robert Khodzko) e nel 1856 (Robert Stuart). Il primo avvistamento dell’Arca avvenne in una data imprecisata tra il 1850 e il 1880. Un armeno, Hajl Yearam, non solo avrebbe rinvenuto il fantastico relitto, ma vi sarebbe addirittura entrato. L’inglese Sir James Bryce, nel 1876, riportò a Londra la prima “prova” dell’esistenza dell’Arca: un pezzo di legno vecchio almeno di 3000 anni, ritrovato a più di 4000 metri di quota. Nel 1883 il governo turco annunciò ufficialmente la scoperto dell’Arca, ma poi della notlzia non fu più fatta menzione.
Altri spettacolari avvistamenti vennero effettuati nel nostro secolo da un pastore armeno di nome Hogopian (1902) e da un pilota russo, Vladimir Roskovitsky (1916). Questo secondo avvenimento interessò gli Zar, che inviarono delle truppe a investigare. Si dice che i soldati trovarono l’Arca e fecero delle accurate misurazioni; ma dopo pochi giorni scoppiò la Rivoluzione e la notizia finì nel dimenticatoio. Solo molti anni dopo, l’ex colonnello zarista Alexander Koor, che aveva partecipato alle ricerche, confermò la scoperta, fornendo anche dettagliali diagrammi dello zona del ritrovament0.
Altri avvistamenti più recenti sono stati effettuati da piloti russi e da satelliti spia americani. Questi ultimi hanno fotografato sulla sommità dell’Ararat un manufatto semisepolto dal ghiaccio simile alla chiglia di una grande imbarcazione. Poi, per questioni politiche, le spedizioni sull’Ararat sono state proibite dal governo turco. Cionondimeno, le associazioni di ricercatori dell’Arca (tra cui l’americana Search Foundation) continuano ad aumentare di numero.
Cosa leggere sul Diluvio Universale
Dopo il diluvio, di Mario Zanot
(Sugar)
1999, l’anno dell’Apocalisse, di Charles Berlitz
(Mondadori)
Il diluvio. di Carlo Saporetti
(Sellerio)
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