Omaggio ad Alfredo Castelli ed alla ‘Cultura Alternativa’
«Ero seduto in veranda rivolto a settentrione quando imrovvisamente, a nord-ovest, è apparso un gran lampo di luce. La vampata di calore è stata così intensa che per poco la camicia non mi si è bruciata addosso. Ho visto una palla di fuoco, enorme, che occupava gran parte del cielo … Poi è venuto il buio e proprio in quel momento ho sentito l’esplosione che mi ha scaraventato a qualche metr0 di distanza. Ho perso i sensi…»
È il resoconto di uno degli avvenimenti piu misteriosi dell’ultimo secolo, l’esplosione di Tunguska, in Siberia. Il 30 giugno 1908, alle 7,15 del mattino, una luce squarciò il cielo azzurro e, subito dopo, un’immensa palla di fuoco fece impallidire i raggi solari. Qualcosa era esploso nel bacino del fiume Yenisei, distruggendo ogni casa per un raggio di trenta chilometri e provocando un’onda d’urto captata dalle stazioni sismografiche di mezzo mondo.
I testimoni oculari non mancavano, né mancavano rilevamenti scientifici. Eppure (e questo è un enigma nell’enigma) bisognò attendere quasi vent’anni, da quel fatidico giorno, perché una spedizione si recasse sul posto.
Un ritardo dovuto a cosa? Alle asperità della regione? Ma in Siberia la gente ci vive e ci viveva, anche se fa freddo e gli spostamenti sono difficoltosi, ed è assurdo pensare che esploratori abituati a ben altre avversità abbiano potuto rinunciare per tanto tempo a causa di simili “piccolezze”. Più probabilmente sono stale le tensioni politiche del tempo a distogliere l’attenzione dalla Tunguska, lasciando così “invecchiare” indizi preziosi. Finalmente, nel 1921, il professor Leonid Kulik arrivò nella taiga. Aveva un preconcetto, e cioè che l’esplosione fosse stata causata dalla caduta di un meteorite. Dovette ricredersi, perché non trovò traccia né dei resti né del cratere che avrebbe dovuto aprirsi.
Spedizioni successive avvennero nel 1928, nel 1929-30, nel 1938-39, nel 1961, nel 1963, nel 1968 e nel 1976. A parte quella del ’68, le ultime tre furono guidate dal geofisico Alexej Solotow: egli concluse che la catastrofe era stata provocata da un’esplosione nucleare, convalidando la sua teoria con numerosi indizi (per esempio gli alberi lontani duecento chilometri erano stati danneggiati da una luce folgorante).
L’energia luminosa emessa corrispondeva allo scoppio di una bomba nucleare di oltre dieci megatoni. Alla stessa conclusione giunse anche l’allora vicepresidente dell’Accademia delle Scienze sovietica, Boris Konstantinov. Ancora oggi, lo radioattività nella Tunguska è doppia di quella riscontrata altrove.
Dunque, una bomba H nel 1908. Una soluzione. ovviamente, assai improbabile che, invece di risolvere l’enigma, complica ancora di più le cose, lasciando via libera alle ipotesi più fantasiose. Per esempio che la Siberia sia stata colpita da un frammento di antimateria proveniente dallo spazio (ma le probabilità che esso abbia colpito proprio la Terra, senza incontrare altra materia nel corso del suo viaggio nel cosmo, è praticamente uguale a zero), oppure la collisione con la testa di una cometa (che quasi sicuramente, non avrebbe prodotto un simile effetto).
Gli Ufologi, in proposito, sono agguerriti: per loro non ci sono dubbi, un UFO è esploso atterrando (la teoria fu avanzata per la prima volto nel 1946 dallo scrittore sovietico Alexander Kasanzev).
AI solito, prendere posizione è difficile. E, in fondo, l’effetto maggiore dell’esplosione di Tunguska è stato proprio questo: scatenore l’immaginazione, regalando a questo nostro piccolo pianeta un altro enorme mistero.
Cosa leggere su Tunguska
Il fuoco venuto dal cielo, di Baxter e Atkins
(Sperling & Kupfer)
Tunguska, la cosa dallo spazio, di J. Stoneley
(Longanesi)
Lascia un commento