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Omaggio ad Alfredo Castelli ed alla ‘Cultura Alternativa’

Le stelle sono molto più piccole della Terra e le ruotano intorno, la Luna brilla di luce propria, il Sole ha un diametro di 50.000 metri e dista dal nostro pianeta 4.800 chilometri («Dio lo ha creato per illuminarci. Che senso avrebbe avuto metterlo a milioni di miglio di distanza?»), la Terra è un disco che solo qualche ingenuo ha l’illusione di circumnavigare (in realtà, levigate barriere di ghiaccio impediscono alle navi di superare il bordo e di cadere di sotto)… Quelle che avete letto non sono teorie antiche né credenze di qualche tribù primitiva, sono “verità” proclamate, al giorno d’oggi, dagli iscritti alla Flat Earth Research Society (Società per le ricerche sulla Terra piatta), fondota nell’anno di grazia 1800 e ancora attiva a Lancaster, in California. Per questi signori, i voli spaziali sono tutti trucchi nello stile del film Capricorn One: nessuna astronave si è mai realmente levata dal suolo. E di conseguenza le foto che mostrano la Terra rotonda sono solo abili contraffazioni. Perché le grandi potenze avrebbero “montato” un simile castello di menzogne? Mistero.
Tutto questo per dimostrare che la forma del nostro pioneta è ancora un argomento di discussione (anche se in termini un po’ più seri di quelli proposti dalla F.E.R.S.). Satelliti artificioli e Shuttle scrutano la superficie dello Terro da migliaia di chilometri di altezza, la analizzano, la misurano, lo fotografano… E si imbattono, magari, in altri misteri…

Osservate un comune planisfero. Vedrete che l’Europa occupa quasi il centro dello carta. Questo perché le carte geografiche sono note in Europa, ed è quindi logico (e molto presuntuoso) che il Vecchio Continente si sia riservato il posto d’onore. Ora, che ne direste se trovaste una corta antichissima – più antica delle più antiche giunte fino ai nostri giorni – con il “punto di vista” radicalmente spostato? Tendereste a dedurre che qualche civilrà avanzata e a noi ignota si è sviluppata nel luogo raffigurato al centro della carta. Che ne direste poi se la carta mostrasse territori che almeno secondo lo storia nessuno allora avrebbe potuto conoscere? Beh… Esiste il rischio di cadere in ipotesi molto fantasiose. Eppure, carte di questo genere esistono: il volume Plans of the Ancient Sea Kings, di C. H. Hapgood, ne riproduce diverse decine. E Hapgood è uno studioso “serio” che cerca di non abbandonarsi a voli di fantosia. Ma non può certo fare o meno di chiedersi: chi disegnò queste carte, e quando?

Già nel Medioevo correvano leggende su carte geografiche che pochi navigatori privilegiati custodivano come preziosi tesori. Tali carte riportavano dettagliate descrizioni delle coste di “terre sconosciute”, e si narra che perfino Cristoforo Colombo ne possedesse una, che gli avrebbe permesso di compiere il suo famoso viaggio. Le carte venivano tramandote di padre in figlio – racconta sempre la leggenda – diligentemente aggiornate generazione dopo generazione. Si diceva anche che i disegni originali fossero giunti da quella “Biblioteca di Alessandria” di cui si occupa una voce di questo dizionario.

La più nota delle “carte impossibili” è la “Carta di Piri Re’is”, ovvero dell'”ammiraglio” (questo è infatti il significato del termine Re’is) Piri Ibn Haja Memmed. Fu rinvenuta nel 1929 nel palazzo Topkapi di Istanbul; l’ammiraglio Piri la disegnò nel 1513, utilizzando “venti fonti” tra le quali “alcune provenienti dall’epoca di Alessandro il Grande”, edificatore della Biblioteca che portavo il suo nome.
Sulla corta sono tracciate dettagliatamente le coste dell’America (dove Colombo ero giunto solo pochi anni prima) e, fatto assai sorprendente, quelle delle terre dell’Antartide coperte dai ghiacci (cartografate parzialmente solo nel nostro secolo, con strumenti moderni). C.H. Hapgood sostiene che questa carta è la prova di “un declino dello scienza dalla remota antichità ai tempi classici”. Altri, come Pauwels e Bergier, autori di Il mattino del maghi, affermano, confrontando la mappa con alcune foto scattate dai satelliti, che essa fu copiata “da una carta realizzata con l’aiuto di una macchina volante”, il che “proverebbe” che la nostra non è la prima civiltò spaziale sviluppatasi sulla Terra.

Qualcuno, dunque, “avrebbe” sorvolato il nostro pianeta in tempi remoti, esattamente come fanno ora aerei, satelliti e Space Shuttle. È un’ipotesi poco probabile ma molto affascinante che sembrerebbe trovare una conferma in altri misteri al di là dello noslro comprensione.

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