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Istanbul 3

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Istanbul, caput mundi

A volte si desidera fare qualcosa, ma non se ne trova mai il tempo, la possibilità, o semplicemente la voglia. Serve un pretesto, che finalmente giustifichi l’azione. E visitare un caro amico che parte per un anno di Erasmus in una città tra le più affascinanti del mondo (e che più di una volta se sì è desiderato scoprire) è sicuramente un’occasione da non lasciarsi scappare per scrollarsi di dosso la pigrizia e organizzare il proprio viaggio.

Così è successo a me quando ho colto al volo l’occasione di visitare Istanbul, uno dei posti più incredibili che esistano. Ora, se anche voi come il sottoscritto avete fatto vacanze per mezza Europa, e per questo pensate di aver visto posti diversi e di conoscere un pezzetto di mondo, sappiate che questa città è in grado di stravolgere completamente le vostre convinzioni, e di mostrarvi qualcosa di veramente diverso.

Istanbul 3Istanbul (non Costantinopoli, mi raccomando) fin dalla sua nascita sulle rive del Bosforo, lo stretto canale che collega il Mar di Marmara (e quindi il Mediterraneo) con il Mar Nero, ha sempre vissuto letteralmente e metaforicamente a cavallo di due mondi. La sua posizione, esattamente a metà tra Europa e Asia (viaggiando da una parte all’altra della città e attraversando il Bosforo, si passa da un continente all’altro) ne ha fatto un crocevia strategico di rotte commerciali, capitale di imperi e vero e proprio punto di incontro tra culture diverse, rendendola sia campo di battaglia sia culla di fusioni meravigliose tra universi umani.

 width=Un vero ombelico del mondo, insomma, dal quale dipende tantissimo anche della nostra cultura e del nostro essere occidentale. In ogni strada, piazza o vicolo si vivono i secoli di storia e le innumerevoli vicende attraverso le bellissime architetture, i cinque canti giornalieri del muezzin (udibili davvero in ogni angolo della città sconfinata), le strade principali dove è possibile mangiare e comprare qualunque cosa a qualunque ora e i piccoli vicoli semi oscuri, i grandi mercati, più o meno turistici, dove si è travolti dalla folla, dagli odori, dai colori, dai suoni e dalle voci, e dove si tocca con mano la cultura millenaria dello scambio, ormai scritta nel DNA di quelle genti.

 width=Istanbul però è anche il ritratto di un paese che ha vissuto una modernizzazione improvvisa e indotta a metà del secolo scorso, e che da un giorno all’altro è passato da una monarchia islamica ad una moderna democrazia occidentale e laica: un evento che ha liberato il paese da uno stato quasi medievale portandolo al passo coi tempi, ma ha anche prodotto uno shock che è causa di sfasature, anomalie, contraddizioni culturali; una crescita economica prodigiosa, ma anche incredibilmente diseguale e disomogenea; una repubblica libera, ma imposta attraverso una rivoluzione militare e una democrazia che oggi vive una pericolosa deriva autoritarista; uno Stato laico, ma con una popolazione ancora molto religiosa. Tutto questo, e molto, molto di più è Istanbul.

 width=A tutti quelli che avranno la voglia e la fortuna di raggiungere questa grande città consiglio di visitare le cisterne di Costantino, il museo di Ayasofya, l’antico acquedotto e le antiche mura dalla città (simboli impressionanti della grande civilizzazione romana), tutte le moschee, i palazzi e le opere che ancora mostrano la grandiosità del potente impero Ottomano; infine, se ne avete l’occasione, trovate un posto con una bella vista sul Bosforo, magari dal lato asiatico rivolti verso il panorama mozzafiato di Sultanahmet, e potrete vedere nello stretto il traffico frenetico dei caratteristici traghetti stipati di gente che collegano le due sponde e parti della città, incrociando e sfiorando le decine e decine di gigantesche navi mercantili che risalgono e discendono il canale, come immensi grattaceli d’acciaio sdraiati sull’acqua che attraversano ogni giorno, ventiquattrore su ventiquattro, alimentando di merci i mercati di mezzo mondo sotto lo sguardo impassibile dei minareti e degli altissimi ponti della città da sempre crocevia vitale tra Europa e Asia, tra Occidente e Oriente.

 

La vera storia di Ayasofya.

 width=Una delle attrazioni più famose di Istanbul è sicuramente Ayasofya Müzesi, meglio nota come la Moschea di Santa Sofia. Intorno a questo edificio imponente e meraviglioso ci sono alcune imprecisioni, legate al sapere comune, da chiarire. La prima è che Ayasofya non è una moschea. Non più, almeno. E la seconda è che il nome non è dovuto all’intitolazione dell’edificio ad una santa cristiana, ma è una più o meno libera interpretazione dal greco del suo nome originale, che tradotto in verità significa “Divina Sapienza” o “Grande Sapienza”.

 width=Il complesso nasce come basilica cristiana nel 562, e nei secoli subisce modifiche e ricostruzioni. Nel 1453, dopo la presa mussulmana di Costantinopoli vi fu la conversione a Moschea. Vennero aggiunti i quattro minareti, e intonacati i meravigliosi mosaici bizantini con raffigurazioni sacre che ne decoravano interamente gli interni. Rimarrà così fino al 1935, quando dopo la rivoluzione la Turchia divenne un paese laico e Costantinopoli ribattezzata Istanbul; al termine di un’accesa diatriba tra mussulmani e cristiani su quale culto avrebbe dovuto ospitare da li in avanti il leader della rivoluzione e primo presidente della Repubblica, Mustafa Kemal, (Atatürk) decise salomonicamente di trasformarla in un museo.

Da allora è luogo di semplice visita e ammirazione, per i secoli di storia e le infinite vicende di cui è stata protagonista, e dopo una grande opera di restauro è possibile ammirare di nuovo una grandissima parte dei capolavori mosaicati precedentemente occultati.

 width=Quello che forse tutti non sanno è che all’interno di Ayasofya c’è anche un po’ di Italia. Visitando il piano rialzato infatti ci si imbatte quasi per caso in una lapide incassata nel pavimento di marmo riportante la scritta “Henricus Dandolo”. È la tomba di Enrico Dandolo, doge di Venezia fino al 1205, e conquistatore di Costantinopoli nel corso della IV crociata (nota anche come “Crociata dei Veneziani”). Dandolo visse i suoi ultimi giorni e morì a Costantinopoli, dove fu appunto sepolto all’interno della basilica. La targa accanto alla lapide racconta che ora la tomba è vuota; le cronache infatti raccontano che i mussulmani duecento anni dopo, nella conversione della chiesa, la tolsero e fecero scempio delle sue ossa.

 

Città dell’intrigo internazionale

Istanbul è stata utilizzata diverse volte come ambientazione in alcuni film di James Bond, contribuendo in questo modo ad alimentare l’affascinante alone di città posta al centro di intrighi internazionali e segreti giochi di potere.

 width=Negli anni sessanta, in piena guerra fredda, la città era fisicamente terra di mezzo e campo di battaglia tra i due blocchi rivali, e nel famosissimo “Dalla Russia con amore” del 1965 il famoso agente segreto (interpretato da Sean Connery) si muove tra il gran bazar e Ayasofya per rubare una macchina per decodificare messaggi proprio dall’ambasciata sovietica, per poi scappare in treno dalla Istanbul Gar.

Nel 1997, ne “Il Mondo non basta” (con Pierce Brosnan) i terroristi Renard l’Anarchico ed Electra King scelgono la Torre della fanciulla, nel quartiere di Uskudar come luogo dove attuare il loro folle piano di distruzione; infine, nel 2013, l’ultimo film, “Skyfall” (con Daniel Craig), inizia proprio con un adrenalinico inseguimento sui tetti del gran bazar e nelle zone circostanti.

Per tutti gli amanti di questa serie di film di spionaggio è quindi possibile, magari anche senza volerlo, imbattersi in luoghi già visti nei in qualche scena, o descritti da Ian Fleming nei suoi libri.

 

Fonti

Wikipedia

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