Ciclo dei miti della Creazione – Cultura Greco-Romana
In principio era il Caos…
Secondo Esiodo (Theogonia) il Caos corrispondeva al vuoto senza fine. Secondo Ovidio, invece, era una massa indistinta e senza forma che, in modo disordinato, conteneva il seme della vita e nella quale, poi, la Divinità aveva posto l’ordine.
A dare inizio al tutto fu Chronos (il Tempo) che, procedendo dal buio verso la luce, fece nascere la Notte, l’Erebo, l’Etere e il Caos. La Notte simboleggiava il buio assoluto, l’Erebo il buio dell’Abisso primordiale, l’Etere era la luce dei cieli superiori, il Caos conteneva la materia allo stato bruto.
Dopo Chronos apparve Gea (la Terra) che ospitava la vita e la materia ordinata, ossia non più nello stato caotico. Suo sposo divenne il figlio Urano (il Cielo) e dalla loro unione nacquero Dei, Ciclopi e Titani. L’amplesso del Cielo, tuttavia, copriva ininterrottamente Gea e dunque i suoi figli non potevano nascere, perché il suo utero era chiuso dal membro di Urano. Uno dei figli non partoriti, il titano Crono, tagliò allora il membro del padre, sollevò la volta del Cielo dalla superficie della Terra e soppiantò il padre. Dal grambo materno, allora, poterono nascere Dei e Titani (Esiodo, Theogonia).
Oltre alla distinzione Cielo-Terra, finalmente separati, la tradizione greco-romana attestava l’esistenza di un terzo mondo, quello sotterraneo, ove si trovavano gli Inferi, che accoglievano le anime dei morti. Sotto gli Inferi, a profondità spaventose, c’era il Tartaro: un residuo dell’Abisso primigenio ove gli Dei vincenti relegavano i nemici sconfitti (ad esempio, i Titani vinti da Zeus).
Dopo la castrazione di Urano, Crono divenne la massima divinità e generò moltissimi figli con la moglie Rea ma, ogni volta, divorava i neonati, per timore che qualcuno di loro potesse spodestarlo. Rea, alfine, nascose l’ultimo nato (Zeus/Giove) e questi, una volta cresciuto, vinse il padre e lo costrinse a vomitare tutti i fratelli (inghiottiti interi!). Dopo di ché, Zeus diventa il capo definitivo di tutti gli Dei (Theogonia).
Diodoro Siculo narra che il Titano Atlante reggeva sulle spalle il peso della volta celeste, conosceva tutti i segreti dell’astronomia e un giorno li rivelò ad Ercole che, pertanto, fu il primo mortale a conoscerli. Una leggenda che potrebbe esser confrontata e messa in parallelo al mito ebraico di Enoc, anche lui reputato primo conoscitore dell’astronomia e che, come Ercole, alla fine della sua parabola umana ascese al cielo per entrare a far parte delle schiere celesti.
Atlante era fratello di Prometeo e regnava su una sconfinata terra, più vasta di Asia e Africa unite, posta al di là delle colonne d’Ercole (Gibilterra) e che da lui prese il nome. I suoi figli si divisero l’amministrazione del regno e lo fecero diventare il più ricco del mondo. Gli abitanti di Atlantide progredirono in tutte le scienze ed erano immensamente più eruditi di qualsiasi altra razza esistente, ma vollero sottomettere tutte le altre popolazioni; entrarono nel Mare interno (Mediterraneo) e attaccarono gli abitanti dell’attuale zona ove sorge Atene, ma furono sconfitti (Platone).
Parimenti, anche Atlante ed i fratelli Titani (esclusi Prometeo ed Epimeteo) vollero sottomettere gli Dei dell’Olimpo e li attaccarono, ma furono respinti e Zeus sprofondò nelle acque dell’oceano (Atlantico) l’intero continente e quasi tutti gli abitanti perirono, nel giro d’una sola notte. Zeus condannò inoltre Atlante a reggere in eterno, sulle sue spalle, il peso della Volta Celeste.
Prometeo, figlio di Giapeto (uno dei Titani) creò i primi uomini, plasmandoli dal fango. Pandora, prima donna, fu anch’essa creata dal fango ma per mano di Vulcano e Minerva le infuse l’anima. Prometeo rubò il fuoco dall’Olimpo e lo donò agli uomini, insegnando loro a mantenerlo acceso, sotto la cenere. Dalla dea Atena, Prometeo apprese l’astronomia, la matematica, la medicina, la navigazione e la forgia dei metalli. Tutte queste arti egli donò all’umanità, assieme alla tecnica d’accensione e conservazione del fuoco. Il dio supremo (Giove/Zeus) s’adontò per il furto e condannò il titano ad esser incatenato ad una roccia del Caucaso, dove ogni giorno un’aquila gli divorava il fegato, che di notte si rigenerava, in un supplizio che sembrava destinato a non aver fine, sinché a liberarlo provvide Ercole.
Apollo era il dio che ogni giorno attraversava il cielo, da Est a Ovest, trasportando sul suo carro il sole, indispensabile alla vita sulla Terra. Suo figlio Fetonte volle provare l’emozione di sostituire il padre in quel compito perciò, di nascosto, sottrasse il carro solare e s’alzò in cielo ma, per imperizia, cadde e precipitò nell’Eridano (il fiume Po). Nell’impatto, il carro infuocato incendiò la Terra e Giove, per spegnere il rogo planetario, fece straripare tutti i fiumi e i mari, che sommersero l’intera umanità (da qui, il mito del Diluvio). Tutti perirono, ad eccezione di Deucalione e Pirra, che si erano rifugiati in cima all’Etna. Giove ordinò loro di gettare pietre (ossa della Madre Terra) dietro le spalle e, così facendo, i sassi buttati da Deucalione divennero uomini e quelli lanciati da Pirra crearono donne, ripopolando di nuovo il pianeta.
Come nel mito biblico, anche qui sono presenti l’arca, l’invio della colomba a verificare il cessato cataclisma, la rigenerazione dell’umanità per mezzo della famiglia superstite. E anche nel mito mito Babilonese (saga di Gilgamesh) il racconto è analogo: cambia il nome del personaggio che si salva sull’arca, che si chiama Utnapishtim. Nell’antecedente mito dei Sumeri (fonte: Beroso), l’arca approda sull’Ararat: tutto corrisponde ai racconti suddetti e l’eroe che compie le stesse imprese si chiama Ziusudra.
Tornando al mito greco, è opportuno ricordare che nell’Aldilà le anime dei morti venivano giudicate, dopodiché quelle dei probi sono avviate ai Campi Elisi, mentre i malvagi sono sprofondati nel Tartaro. I 3 giudici sono: Radamanto, che soppesa le anime di chi provenienti dall’Asia; Eaco, che valuta peccati e meriti degli europei; Minosse, che interviene quando le sentenze degli altri 2 sembrano impossibili da prendere, o controverse.
La disamina può proseguire anche relativamente ad altri antichi miti, coevi o precedenti:
- ‘Pelasgico’ – All’inizio c’era solo Eurinome, dea della totalità, che separò il Cielo dal mare e danzò sulle onde, sino a quando fu avvolta dal vento che spirava da nord (Borea). Il vento assunse forma di serpente, avvolse Eurinome nelle sue spire e la fecondò. Essa concepì un uovo, che quando si schiuse originò tutte le cose esistenti: il Sole, la Luna, i Pianeti, le Stelle e tutte le creature viventi. Il primo essere umano fu Pelasgo, che affiorò dal suolo in terra d’Arcadia; poi altri uomini emersero dal suolo e popolarono la Terra;
- ‘Orfico’ – È simile al Pelasgico: all’inizio era solo la Notte, che fu fecondata dal vento e concepì un uovo d’argento, che poi si schiuse e mise in moto l’Universo. La Notte regnò sul cosmo molto a lungo, sin a quando cedette il potere ad Urano, poi evirato e spodestato da Crono, a sua volta deposto da Zeus. Tale distinzione cronologica introduce la successione di diverse ere, o età (vedi nota in calce);
- ‘Babilonese’ – All’inizio un solo Dio (Ea) apparve a mettere ordine nel Caos. Separò la Terra dal Cielo, il suolo dalle acque, le arie (atmosfere) superiori da quelle inferiori, ordinò gli elementi che compongono l’Universo, popolò la Terra e le Acque, creò l’uomo. L’essere umano fu plasmato nel sangue del dio Kingu (simile al Crono greco) e risultò il capolavoro della creazione; un altro uomo infatti fu creato anche dalla dea Aruro, che lo plasmò nella creta (come l’Adamo biblico) ma questi risultò meno intelligente e ben fatto di quello creato da Ea (il mito potrebbe interpretare e spiegare il ricordo dell’antica presenza di 2 razze diverse coesistenti: l’Homo sapiens ed il Cro-magnon).
Note
– Nella tradizione greco-romana si ricordano le età:
- dell’Oro: corrispondente all’era di Crono. Gli uomini erano creati direttamente dagli Dei, non avevano bisogno di lavorare o faticare per procurarsi quanto occorreva, non invecchiavano, morivano dolcemente, nel sonno.
- dell’Argento: epoca del matriarcato, uomini sempre in guerra tra loro, Zeus li annientò.
- Prima epoca del Bronzo: come nelle due precedenti gli uomini erano creati dagli Dei e, alla fine di quell’era, furono distrutti dagli Dei.
- Seconda epoca del Bronzo: uomini generati dall’unione di Dei con donne mortali, tempo di grandi eroi, che combatterono all’assedio di Tebe e a quello di Troia, compirono per grandi imprese (Argonauti)
- del Ferro: quella attuale.
– Il pluricitato Crono, figlio di Urano e padre di Zeus, dio supremo dell’era arcaica, non è da confondere con Chronos, che rappresenta il trascorrere del tempo.
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