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Baldo Savonari, Omaggio a Paolo Uccello, 1985-86, Olio su tela cm 450 x 200

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Baldo Savonari e il ‘suo’ Futurismo

Il pittore ‘futurista’ Baldo Savonari mi concede un’intervista nel suo studio per ripercorrere insieme la storia e gli obiettivi di un movimento avanguardista made in Italy. Obiettivo dell’intervista non vuole però limitarsi al solito ragionamento chiuso imposto dai media, ma vuole comprendere l’Arte come mezzo di comunicazione, capace di trasmette un messaggio rivoluzionario attraverso la tecnica; per accendere infine un possibile scenario attuale richiamando un noto designer innovativo del settore automobilistico.

Chi è Baldo Savonari? Rispondo citando le sue stesse parole…

Baldo Savonari, Omaggio a Paolo Uccello, 1985-86, Olio su tela cm 450 x 200«Sono nato ad Erice (TP) il 15/11/42. Ho vissuto in diverse città della nostra penisola e qualche anno all’estero. Fino al 1975 subisco l’influenza di tutti i pittori astrattisti o comunque non figurativi. Nel 1976 vengo fulminato dall’esperienza futurista di Giacomo Balla e allestisco a Faenza una mostra dove tutte le tele sono un omaggio al maestro. Poi è la volta di Umberto Boccioni e della sua straordinaria cromaticità. Ma è Paolo Uccello che in una notte magica, nella solitudine del mio studio, ne1 1985, mi dà il ‘LA’ per ridipingere la sua battaglia: SOGGETTO RINASCIMENTALE PIÙ STILEMI E COLORI FUTURISTI. Nel 1986, fondo il TERZOFUTURISMO.

Sono un pittore di “bottega”, nel senso che tutto quello che conosco delle tecniche pittoriche l’ho imparato negli studi di buoni maestri. Va da sé che ho aggiunto un po’ anche del mio in quarant’anni di mestiere. La mia naturale avversione per ogni ordine precostituito mi portò a detestare “la copia dal vero”. Antepongo il colore al disegno e costringo il segno a obbedire alla necessità del colore, per me unico padrone della tela. Se per disegno si intende progetto, allora penso di essere un discreto disegnatore, ma se si intende capacità di schizzare velocemente dal vero e magari estemporaneamente allora sono un pessimo disegnatore. Io sono un pittore da studio, da laboratorio (metodo e progettazione fino alla nausea). Secondo me, chi vuole veramente innovare deve partire da presupposti diversi da quelli comunemente accettati: se si parte dal figurativo, al massimo si avrà un’elaborazione del figurativo. I miei soggetti non sono oggetti ma concetti. Naturalmente, ho il massimo rispetto per chi pensa e opera in maniera diversa e opposta dalla mia. Tra gente d’arte, sono importanti soltanto il confronto e la diversità. Il resto è noia.»

[Fara Sabina, Rieti – Agosto 2010]

 

Intervista – Parte II
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Intervista – Parte I
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